Anorgasmia

Nell’approccio al DISTURBO DELL’ORGASMO FEMMINILE Master e Johnson hanno proposto il termine di “DISFUNZIONE ORGASMICA”, per riferirsi a tre categorie diagnostiche :

1)LA DISFUNZIONE ORGASMICA ASSOLUTA.

2)LA DISFUNZIONE ORGASMICA CASUALE.

3)LA DISFUNZIONE ORGASMICA SITUAZIONALE.
 
La DISFUNZIONE ORGASMICA ASSOLUTA si riferisce a quella condizione   nella quale una donna non ha avuto, in nessuna occasione, l’esperienza dell’orgasmo. L’approccio cognitivo-comportamentale a tale condizione ascrive quindi tale stato, ad situazione di apprendimento dove, ad esempio l’ansia, la paura di perdere il controllo, possono aver giocato un ruolo determinante nel mantenimento di tale disfunzione.
 
La DISFUNZIONE ORGASMICA CASUALE non costituisce tuttavia, in tale sede, un approfondimento specifico perché essa è riconducibile ad eventi già menzionati nella parte introduttiva, cioè al “...fatto che nella femmina l’orgasmo è più facilmente esposto a condizioni d’inibizione, rispetto a quello maschile...”. In altri termini questo sta ad indicare che, non può far parte di un trattamento specifico un disturbo non identificabile con un nesso
causa–effetto di tipo specifico, come ad esempio un evento non ripetibile.
 
LA DISFUNZIONE ORGASMICA SITUAZIONALE è quella riconducibile invece a situazione nelle quali il soggetto femminile riferisce, ad esempio, di raggiungere l’orgasmo solo attraverso la stimolazione clitoridea e non nel corso di un coito normale.

Tecniche Specifiche

Alla base delle tecniche di fronteggiamento della disfunzione orgasmica assoluta, vi è la formulazione dell’ipotesi che tale disturbo sia provocato prevalentemente da un eccesso di controllo su se stessa, che il soggetto mette in atto e che le impedisce il raggiungimento dell’orgasmo. Come è stato già esaminato nel caso della eiaculazione precoce maschile, una procedura di “focalizzazione sensoriale e corporea” costituisce un elemento fondamentale del trattamento. In base all’ipotesi che l’eccesso di controllo possa giocare un ruolo determinante nel mantenimento di tale disfunzione, la prescrizione che il terapeuta dovrà fornire alla paziente, dovrà riguardare il fatto che tali esercizi dovranno essere eseguiti senza un partner, per ridurre il più possibile fenomeni legati al controllo e allo “spectatoring” cioè nel porsi nelle vesti di spettatore delle proprie prestazioni sessuali.

La focalizzazione sensoriale dovrà riguardare, nella parte iniziale del trattamento, la identificazione e la discriminazione e successiva registrazione, su un modulo di automonitoraggio, delle varie sensazioni corporee ed emozionali che la paziente esperirà accarezzando il proprio corpo, compresi i genitali. In tale fase il terapeuta deve essere molto chiaro nel comunicare alla paziente che tale esercizi non hanno assolutamente il compito del raggiungimento del primo orgasmo ma, esclusivamente la registrazione delle sensazioni ed emozioni percepite, anche quelle sgradevoli.

Nel momento nel quale si propone alla paziente l’autostimolazione manuale dei genitali, è possibile che la paziente nel corso della masturbazione, a causa dell’ansia che potrebbe insorgerle, arresti il movimento di autostimolazione, con il risultato di “raffreddarsi”, magari in prossimità del raggiungimento dell’orgasmo, e registrare un frustrante insuccesso da tale pratica, con conseguenze facilmente immaginabili. 

A tal proposito è utile riportare il commento di Elen Singer Kaplan, nel suo “NUOVE TERAPIE SESSUALI” a proposito dell’uso del vibratore elettrico “...che fornisce la stimolazione più forte e più intensa che si conosca. Si dice addirittura che il vibratore elettrico rappresenti l’unico significativo passo avanti nella tecnica sessuale dai giorni di Pompei...”. La prescrizione paradossale di non dover raggiungere l’orgasmo durante gli esercizi di focalizzazione, è quella che l’obiettivo di ridurre le aspettative. Solo dopo l’esperienza del primo orgasmo, ottenuto in solitudine, sarà quindi possibile attuare una operazione di graduale generalizzazione con il partner.

 

Disfunzione Orgasmica Situazionale
 
LA DISFUNZIONE ORGASMICA SITUAZIONALE è una condizione nella quale l’orgasmo viene raggiunto dal soggetto femminile, solo in circostanze specifiche come, ad esempio, con la stimolazione del clitoride e non attraverso un coito. E’ una condizione meno grave, rispetto alla DISFUNZIONE ORGASMICA ASSOLUTA (o primaria), perché nella DISFUNZIONE ORGASMICA SITUAZIONALE è già presente nel soggetto l’esperienza dell’orgasmo che, tuttavia, non vorrebbe essere vissuto non con la stimolazione manuale del clitoride, ma attraverso un coito.
 
Per fronteggiare tale disturbo si può partire da ciò che è già presente in modo funzionale nella donna. La tecnica che si può utilizzare è quella della stimolazione clitoridea da parte del partner o dell’autostimolazione da parte della donna nella fase di penetrazione, ma evitando assolutamente i movimenti coitali. Per facilitare l’esercizio è più adeguato che la donna assuma la posizione sovrastante. La stimolazione clitoridea dovrà proseguire fino al raggiungimento del primo orgasmo in tale condizione. E’ necessario infatti che la donna percepisca per la prima volta l’esperienza di un orgasmo con la penetrazione e, solo ad orgasmo avviato, sono consentiti all’uomo i movimenti coitali.
 
Successivamente a questa prima esperienza sarà possibile una graduale riduzione della stimolazione clitoridea ed iniziare, ad esempio, i movimenti coitali poco prima della “fase di non ritorno” presente anche nella donna, condizione nella quale la donna percepisce che comunque stanno per iniziare le contrazioni orgasmiche. La progressiva riduzione della stimolazione clitoridea può quindi consentire alla donna di valutare, attraverso un automonitoraggio, l’efficacia della tecnica.  

 

 

 

 

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